Dalla morte alla vita

I Verbi del Cuore

Cor-doglio


Tutti abbiamo accompagnato qualche persona nell'ora della sua passione e morte. Ogni perdita di una persona cara è una ferita aperta nel cuore... Anche la loro età avanzata non la rende meno
dolorosa. Il tempo accresce gli affetti, non li cancella né li attenua.
Della morte ci turba l'idea di essere radicalmente soli, per quanto ci sia vicino qualcuno che si cura di noi. Inoltre la morte fa impressione anche a chi non la subisce, perché quando si partecipa ad un funerale viene da pensare: quando toccherà anche a me?
Accanto a sentimenti di gratitudine immensa e di profonda comunione per il tanto bene ricevuto nell'arco della vita, compaiono anche momenti di lotta e incomprensione, di stanchezza e fatica, perché va in crisi il nostro rapporto con le cose e con il mondo.
Ogni passione e qualsiasi morte - per noi credenti - sono un modo per vivere la passione di Gesù, stando in comunione con Lui, perché in qualche modo riviviamo l'agonia, il dolore che lacera il corpo, la solitudine della croce, l’impossibilità di comunicare con gli altri, il “sentirti fuori”, scartato ed emarginato da una comunità che ringrazia, canta e loda, perché in quel momento tu non puoi farlo.
Certo, la croce di Gesù è anche altro, perché è la morte del Figlio di Dio offerta per amore di chi lo rifiuta, ma è proprio nell’umanità del Figlio che ciascuno di noi ritrova la propria morte.
Per noi credenti il sabato santo è il tempo dell’attesa. Nella liturgia, è per eccellenza un tempo... di pazienza. Non c’è nulla di più importante, per un paziente, di questa virtù, che è il lasciarsi istruire da quel che si patisce, apprendendo da ciò che accade. E' non precipitare, non demordere, non scoraggiarsi, resistere, darsi tempo e dare tempo. Nell’attesa, tu dai tempo all’altro, di cui ti fidi, e sai di essere nelle mani dell’Altro, in cui hai riposto ogni confidenza, anche nel tempo della notte, il tempo della prova per eccellenza.
C’è, in fine, il giorno della Pasqua. È la scoperta che quel sepolcro vuoto non dice un’assenza, ma rivela una forma di presenza, nuova, sorprendente e indeducibile. Pasqua è il grido che squarcia il silenzio, è la lama di luce che taglia la notte, è il risveglio che supera il sonno, è la rinascita che va oltre la morte.
La resurrezione è il canto di gioia dopo il lamento funebre, è la vita che esplode, il corpo rinasce, trasformato, pur conservando i segni antichi, anche della passione e morte. La resurrezione di Gesù
è più di un semplice risveglio. Non è un ritorno alla condizione di prima, ma il compimento di una promessa. Nella fede, camminando lungo il tempo difficile della storia, il credente attende il soffio di una vita piena, che è Dono, attende una pienezza che compie ogni suo desiderio, e una comunione e una fraternità che riconfigureranno tutti i legami perduti, in un nuovo cielo e una nuova terra. -
 

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